A poche miglia dal confine fra Texas e New Messico, c’è un pezzo della Old Route 66 ancora sterrato. Ha il suo fascino. Ai bordi della strada ci sono cespugli di fiori selvatici che ora prendono il posto alle distese di erba.
Non abbiamo trovato il cartello che segna il confine di Stato, ma dal navigatore sappiamo che lo abbiamo superato.
Ci stiamo dirigendo ad Albuquerque, abbiamo deciso di aggiungere questa tappa prima di andare a Santa Fè.
Il paesaggio adesso cambia del tutto, finiscono le praterie e iniziano le distese di terra rossastra che ci preannunciano il deserto.
Ad Albuquerque sembra di stare in Messico, non negli States.
La città è carina, è piacevole passeggiare fra le sue strade. In una di queste troviamo Church St. Cafè. A vederlo da fuori sembra un buchino e non gli daresti un soldo, ma dentro ci sono sale grandi, e una bella corte dove mangiare all’aperto. Mentre pranziamo facciamo confronti fra i luoghi di ristoro dove siamo stati: il ristorante messicano di Cuba rimane al primo posto.
Facciamo poi un giro fra i vari negozi dove, accanto ai souvenir si trovano in vendita amuleti, campanelle e immagini sacre. (Anche il ristorante era pieno di Madonne e altarini). Questo miscuglio fra sacro e profano mi disturba un po’.
Prima di ripartire visitiamo la chiesa cattolica di San Filippo Neri.
Nel pomeriggio arriviamo a Santa Fè.
Anche nell’hotel dove alloggiamo non mancano immagini religiose e i lumini.
Non ci stupiamo più di tanto quando nella piazza principale troviamo acceso l’albero di Natale.
Santa Fè si trova a più di 2000 metri sul livello del mare. Di prima mattina l’aria è fresca, usciamo vestiti con golf, camicia, maglietta e qualcuno, anche con sotto “quella della salute”, ma già dopo colazione il tepore si fa sentire e verso le dieci il sole scalda come in estate.
Oggi niente Van, giriamo la città a piedi e stasera pernotteremo ancora qui.
Andiamo a vedere tre chiese importanti di questa città: la cattedrale o chiesa di San Francesco, la cappella di Loretto, dove le suore ricevettero un miracolo, e la chiesa di San Miguel che è la più antica degli Stati Uniti. Si trova nel “Barrio de Analco” che in un mix di spagnolo e nahuatl (lingua messicana antica) significa quartiere attraversato dall’acqua.
Il fiume c’è ed è un affluente del Rio Grande, ma l’acqua è veramente poca.
Mentre prima era un corso d’acqua perenne, adesso è quasi interamente asciutto durante tutto l’anno…immaginate perché.
Proseguendo il nostro giro arriviamo al Capitol Building, (la sede governativa dello Stato del New Messico) l’unica costruzione circolare presente negli Stati Uniti.
Ci sono vari monumenti nella piazza del Campidoglio, io resto impressionata dalla scultura di un artista Apache dove sopra sono scritti i nomi delle 479 tribù indiane estinte.
Acquistando un biglietto con 12 dollari entriamo nel museo di storia. Dei nativi qui non c’è molto, la storia è ricostruita a partire dal 1500 e per lo più dal punto di vista dei conquistadores. Del resto non è questo il museo dei nativi.
Dal museo si accede all’interno del palazzo del governatore. È una costruzione stretta e lunga con le stanze comunicanti che si susseguono una dietro l’altra.
L’ingresso del palazzo si trova sulla piazza di Santa Fè e sotto il colonnato che ieri al nostro arrivo era vuoto, oggi ci sono i nativi che vendono il loro artigianato.
Finalmente qui i souvenir non sono cineserie, ci sono oggetti carini…carini in tutti i sensi!